Severino Nanni nasce a Bologna 11/02/1946
Diplomato presso l'Accademia delle Belle Arti di Bologna, allievo di Pompilio Mandelli, fin dagli anni ‘70 lo spirito e il gusto della ricerca artistica non l’abbandona e lo conduce a sperimentare e a sperimentarsi, confrontandosi con il reale, le tecniche e alcuni compagni di avventura.
“…..tra gli anni '70/'80 facevo parte di un gruppo di pittori chiamato NA.RO.FA. all'interno di questo gruppo ho partecipato a diverse mostre collettive,conseguendo anche alcuni premi...”
La vita lo vede impegnato in numerose attività lavorative e artistiche, incline al desiderio di conoscere e con spiccata propensione all’arte intesa come stile di vita e dell’essere.
Nel tentativo di coniugare esperienze di vita e forti emozioni recepite nel contatto con strumenti e materie nuove, a volte preistoriche, lo studio diventa laboratorio, luogo del pensare - fare e agire.
L’arte sviscerata si acuisce nella ricerca di nuove e sempre più emozionanti tecniche per rappresentare il reale nel suo insieme e nei suoi particolari percepiti dall’occhio attento dell’artista.
La ricerca di una tecnica personale e nuova, per un breve periodo si affaccia al figurativo seppur colto nella sua anatomia più profonda: “il punto come segno”, per poi rivolgersi nuovamente all’informale e materico che si concretizza in “ pitto-sculture”.
Gli anni trascorrono ma il suo rivisitare materiale e tecniche continua a ribollire nell’animo e cercano concretezza nel nuovo laboratorio di San Lazzaro.
Negli anni successivi ha partecipato alle seguenti mostre:
Anno 1976” Comune di San Lazzaro di Savena (Bologna).
Anno 1977” Centro Civico Casalecchio di Reno (Bologna).
Anno 1989"Spazio Uno"personale (Bologna)
Anno 1994"Al Casalone"personale (patrocinata dal comune di Bologna).
Anno 1994"La Parete" personale Bologna
Anno 1996"Circolo Artistico" (Segno e Materia), Bologna.
Anno 1996"Circolo Artistico" (Paesaggio come Natura Morta), collettiva Bologna.
Anno 1996"Manifestazione per il 2 Agosto", collettiva patrocinata dal comune di Bologna.
Anno 1998"Circolo Altopiano Marconi",personale Sasso Marconi (BO).
Anno 1998"Premio Zeus" collettiva Roma
Anno 1999"Centro Interculturale Massimo Zonarelli" Bologna.
Anno 2001"CCRS BNL di Bologna" collettiva
Anno 2001"Cerchio Verde" personale Bologna.
Anno 2002 “Città di Claterna” personale (patrocinata dal comune di Ozzano dell’Emilia) (BO).
Anno 2002 “Circolo della Grada” personale Bologna.
Anno 2002 “Maser” collettiva (Comune di Ozzano dell’Emilia) (BO).
Anno 2002 “Città di Claterna” collettiva Comune di Ozzano dell’Emilia (BO).
Anno 2010 Nella sala Comunale“Sala di città” personale San Lazzaro di Savena (BO)
Anno 2013 Nella sala Comunale“Sala di città” personale San Lazzaro di Savena (BO)
Anno 2016 Nella sala dell’associazione AISM (associazione italiana sclerosi multipla) personale (BO)
Bologna 14/03/ 1994
La ricerca di Severino Nanni si rivolge a esplorare il legame che unisce la materia al segno, rappresentativo ed allusivo, ma anche elemento astratto, decorativo.Le sue opere sono il frutto di una logica “automatica” che si apre comunque attorno alla pittura nel suo operare grumoso e graffiante, corpo rappresentativo d’intraducibili scritture.Il supporto sostiene e compenetra questa matericità, lega l’incidere ripetitivo e simbolico del gesto della mano che traccia il racconto del vissuto.Gesti che lasciano la loro traccia solidificano in pareti spesse e dure, su trame di iuta, su vecchi legni che raccolgono basi monocromatiche in cui è intessuto il contenuto della memoria: dal magma della preistoria ci arrivano segnali,geometrie e messaggi di ipotetiche civiltà scomparse.Raccolte su pannelli, in gruppi o singoli di grandi dimensioni, questa serie bi-timensionali, proseguono l’intensa capacità operativa di Severino Nanni, artista che già dagli anni “ 70 è presente in campo nazionale con mostre personali e collettive.Diplomato all’Accademia di Belle Arti di Bologna, allievo di Pompilio Mandelli, nel suo iter artistico ha conseguito premi e riconoscimenti dilatando la sua produzione anche nel campo della grafica e della scultura.Nel suo percorso è sempre presente la” tattilità materica” che l’ha condotto a sviluppare opere di “sapore pop”, ben congiunte alla descrizione del vissuto come oggetto che prende corpo nel quotidiano dopo essere stato de-scritto nel tempo dall’iconologia della storia
[Barbara Ceciliato]
Entri in quella galleria e ti chiedi se è pittura o scultura, cerchi di capire l'insieme di ciò che è esposto, di comprendere differenze sostanziali o uguaglianze profonde, di concepire quel modo di esprimere qualcosa, di calarti nella veste dell'artista per vedere se qualche cosa ci accomuna, cosa potresti dire se ti chiedessero.Come potresti esprimere le sensazioni e le emozioni che ti hanno raggiunto...ecco il mistero:
Dalle pareti della sala le opere ti parlano e ti chiedono di essere ascoltate.
Osserva e interiorizza quello che ti raggiunge come leggero brivido d'emozione.
"La trama e l'ordito della tela spariscono sotto la cementificazione cui sono sottoposte, ma il candido colore che le ricopre rinsalda la loro unione dando luce all'insieme.
Il tutto imprigiona saldamente la potente energia racchiusa in quel nodo che impera al centro della Cornice. Il fulcro della tela, immaginario perché in realtà è sostituito dal vuoto, richiama l'attenzione. Il nodo diviene il fulcro di quel rettangolo il cui perimetro è stato delineato da una cornice rossa, colore del calore, del fuoco, della passione e della demarcazione.
Tela lacerata da un'inconfondibile ferita, ricucita sapientemente con corda rossa.. Una cicatrice ben visibile nella sutura perché non si possa dimenticare, nel tempo, il colpo inferto o ricevuto
Cicatrice che saldando il tessuto, lascia intravedere ciò che è stato e che il tempo ha racchiuso, nascosto e forse curato.
Di là dalla ferita una profonda oscurità, per lasciare all'immaginazione e all'intimità di ognuno l'interpretazione di ciò che è stato e che ha avuto significato.
Ma la tela fuoriesce dalla cornice per non dividere quello che si crea con l'arte, da ciò che si vive e respira nell'aria d'ogni momento e giorno. Con dolce e sinuoso scivolare, il lenzuolo raggiunge il muro su cui è appeso il quadro. La tela non accetta confini e, come il tempo, non accetta che la sua forza ed energia siano racchiuse e imprigionate per essere maggiormente visibili all'occhio del visitatore.
La verde e spessa cornice tenta di trattenere la tela che scivola dalla costrizione, ma ancora una volta il nodo, la ferita e la cucitura tentano di trattenersi al centro dell'opera per non sfuggire
All'occhio di chi osserva.
Il tessuto sfugge alle leggi artistiche del quadro che vogliono costringerlo, limitarlo, fagocitarlo.
Scorgi, in un angolo, la via di fuga che ti conduce a dissolverti verso l'interno o verso l'esterno dell'opera che non vuole confini.
A te la scelta di guardare al di qua o di là da ciò che è realtà e immaginazione.
All'inizio era anche colore, ma il bianco ha preso il sopravvento perché nella sua lucentezza racchiude l'arcobaleno e in modo delicato manifesta la sua forza e il suo contrasto con il resto del mondo che stride di colori."
Ozzano 2002 - [Critica di Nicoletta Calzolari]