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Masini Daniele Dubai in art - Intermediari d'arte internazionali

artista Masini Daniele
Masini Daniele

Daniele Masini è nato il 1° febbraio 1951 a Forlì. Nel 1973, dopo aver frequentato l’Istituto d’Arte di Forlì, si diploma in Scenografia all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Esordisce nel 1971 partecipando alla XI Biennale Romagnola, nella Sala Garzanti di Forlì, e con una mostra personale alla Galleria Maioli. Particolarmente intensa l’attività espositiva tra l’inizio degli anni ’70 e la metà degli anni ’90. Dopo aver partecipato a varie rassegne, nel 1977 gli viene dedicata una personale alla Galleria Incontri di Saint Vincent, con testo critico di Raffaele De Grada, e nel marzo del 1983 è presente all’Expo Arte di Bari. Fra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80 gli vengono dedicate numerose mostre personali in gallerie private (Brescia, Desenzano sul Garda, Forlì, Ravenna, Fabriano, Mestre, Cosenza, Firenze). Nel 1983 partecipa all’Expo Arte di Bari e gli viene dedicata una personale, a cura di Franco Solmi, al Centro Attività Visive di Palazzo dei Diamanti di Ferrara. Nel 1984 è presente alla rassegna Cento anni di pittura emiliana alla Galleria Nuovo Carpine di Roma, all’Istituto Italiano di Cultura di Amsterdam e partecipa ad Arte Fiera a Bologna. Nel 1987 espone alla Galleria Giordano di Genova e partecipa alle rassegne I colti enigmi, al Palazzo Lanfranchi di Pisa, e Sulle orme di Orlando, nel Comune di Ferrara. Nel 1988 la Casa degli Artisti di Temmo e il Centro di iniziativa per le Arti Visive di Piombino gli dedicano due personali. Sempre nel 1988 partecipa al “Manifesto per  il XVI Centenario Cattedrale di Concordia” a Pordenone. È segnalato da Franco Solmi nel Catalogo dell’Arte Moderna Italiana n. 21, edizione Giorgio Mondadori, con la seguente motivazione: «Interprete delle poetiche di rivisitazione della storia dell’arte, è autore d’immagini di potente struttura e finissima valenza pittorica». Una grande antologica, curata da Marisa Zattini, gli è stata dedicata, nel 1996, a Forlì, nella Rocca di Ravaldino, e a Cesena, presso la Galleria Comunale d’Arte - Palazzo del Ridotto e Il Vicolo - Interior Design. Nell’estate del 2000 è presente alla mostra Percorsi Comunicanti. Aspetti dell’arte contemporanea forlivese, alla Galleria Comunale di Palazzo Albertini a Forlì, mentre nell’estate del 2003 espone al Museo Civico d’Arte Moderna e Contemporanea “Raffaele De Grada” del Comune di San Gimignano nell’ambito della rassegna L’ebbrezza di Noè, Sedici artisti per San Gimignano. Nel 2005 l’artista ha partecipato all’esposizione Per Angelo Fabbri. 33 Artisti più Uno, all’Oratorio di San Sebastiano di Forlì: la sua opera è stata acquistata dal Comune romagnolo per la collezione permanente della Pinacoteca. La formazione di scenografo dell’artista appare evidente nelle tele di grandi dimensioni, strutturate in modo da evocare battaglie “medioevali”, in un linguaggio di masse in movimento e geometrie prospettiche. L’impressione che si ha però, come ben sottolinea Nicola Micieli, «non è d’una scatola scenica, un contenitore, ma di un organismo che partecipa all’azione facendosi angusto e direi incalzante per secondare il corpo in espansione, contraendosi ed estendendosi elasticamente ai suoi vigorosi movimenti. Non si pensi, dunque, a un trucchetto percettivo parato alla celebrazione retorica dell’uomo. Nella stringente e quasi sadica riduzione dello spazio agibile, viene proposta una situazione conflittuale, un antagonismo che simboleggia in sé, come tensione, un presupposto esistenziale [...] Dell’uomo l’artista forlivese ha sempre parlato, nel complesso di un’opera pittorica dalla storia ormai ultraventennale. Solo che nel passato lo aveva fatto per interposti simulacri, ossia attraverso figure sostitutive, in chiave allegorica. Mai l’uomo era stato chiamato sulla scena come persona portatrice di urgenze e di valori da comunicare in presenza corporale, mediante il codice dei nervi, della pelle, dei muscoli, degli arti che rispondono fulmineamente alle sollecitazioni del mondo esterno. [...] Con il proprio mondo pittorico l’autore stabilisce un’identità di pelle e di mente che investe la totalità della persona e si esprime, sul piano più squisitamente estetico, nell’esaltazione della forma (materia, colore, segno, figura, fondo, struttura) sino all’estenuazione, quasi fosse un corpo vibrante pervaso di sensualità, luogo di un Eros che cerca e realizza, al suo compimento, l’altro da sé: Thanatos tenebroso». Fra i riconoscimenti ricevuti dall’artista, ricordiamo la segnalazione al XXIII Premio Campigna, il 1° Premio alla Biennale Romagnola, il Premio della Critica “Marco Aurelio” ed il Premio “Magister 1988” F.L.B. Förderung von Kunst e Kuttur ets (Lugano).  Premio Versari alla carriera artistica.

Ha curato e allestito per il comune di Forlì le mostre postume di Gino del Zozzo, Sergio Camporesi,Giorgio Spada(di cui ha curato anche il catalogo),e per la Fondazione Cassa Dei Risparmi le mostre antologiche di Barbieri, Zimelli , Degidio.
Come scenografo ha progettato e realizzato le scenografie per il Cantiere Teatrale Internazionale Giovani in collaborazione con l'università di Boston.
Nel 1994 ha realizzato con gli allievi del Liceo Artistico di Forlì il murale di Atlantica a cesenatico (400 metri quadrati)e e due murales per le Ferrovie dello stato presso la vecchia stazione di Bologna.
Alcune sue opere sono catalogate come patrimonio culturale dell'Emilia Romagna.

 Si sono occupati della sua opera, tra gli altri, Raffele De Grada, Riccardo Belloni, Andrea Brigliadori, Enzo Di Martino, Franco Solmi, Mario De Micheli, Angelo Andreotti, Marisa Zattini , Nicola Micieli,
Paolo Giansiracusa, Rosanna Ricci,Giancarlo Pauletto , Germano Beringheli ,Everardo Dalla Noce Giordano Viroli, Janus.

Andrea Brigliadori
(....... ) Masini pittore provinciale mai, non ha nemmeno saputo e voluto mai dimenticare di essere un pittore attivo e operante in provincia. Ha vissuto anzi questa condizione come una sorta di sfida, imprimendo alla sua pittura uno spirito volontaristico e agonistico. come se dovesse fatalmente passare attraverso il linguaggio artistico tutta la tensione e il disagio della sua relazione irrisolta con la sua stessa città, con gli uomini che ci vivono e i fatti che vi accadono. La provincia in cui vive è infatti per Masini un idolo polemico, un fantasma negativo contro il quale scatena volta a volta velleitarie sortite private e violenze pittoriche di congelata durezza. Chi sono i veri nemici di quei guerrieri implacabili, chi sono i veri bersagli di quegli occhi impassibili, chi sono i suppliziati di quelle bende e di quei disfacimenti. Certo: sono i suoi sogni, le sue private e inconscie mitologie, le sue gigantesche proiezioni di sé medesimo, le sue fascinazioni epico - leggendarie. Ma il bersaglio è anche, e non tanto indirettamente, quel cerchio chiuso e un po' ripetitivo dell'andirivieni provinciale, quei riti e quei miti della sua stessa città da cui Daniele ha sempre voluto marcare distanza e distinzione. Quel tanto di ironico e dissacrante che germina dalle drastiche situazioni della sua pittura fascia di spregio anche sacerdoti e mummie della cultura e della umanità in mezzo alla quale Masini si muove ogni giorno, e verso la quale ha sempre scagliato antagonismi e sarcasmi. A prezzo anche di isolamento e di incomprensione, ma anche per l'appagamento di una vocazione individualistica e narcisistica disposta persino a trovare nella solitudine un aristocratico" risarcimento".
Dal catalogo della mostra alle sale comunali Logge Vasari, Arezzo, maggio 1988 Andrea Brigliadori
"(...)Oggi Daniele Masini dipinge in grande, nel triplice senso che dipinge a fondo tele di grandi dimensioni; che si confronta, in tecniche e contenuti, con la grande pittura degli antichi; che l'orizzonte della sua pittura e del suo modo di essere pittore non è più quello imposto dai piccoli duelli della cultura locale... Oggi Masini dipinge, con lunga e solitaria dedizione, battaglie di guerrieri reclusi e ingigantiti dalle corazze, e scompiglio di cavalli appesantiti dai ferri che li coprono. e agli uni e agli altri presta la straordinaria profondità dei contrasti della luce e dell'ombra, della balenante evidenza e dell'abisso notturno. I suoi guerrieri han teste di bestie e di mostri, sono creature metamorfiche, reciproche allegorie dell'umano e del disumano. Sotto la lezione della grande pittura, dai fiamminghi al barocco, la metafora figurale della vita e della morte si è arricchita e complicata di allusioni nuove: quella, per esempio, di un destino di travestimento e di lotta imposto dalle apparenze e dalle parti; quella altra, per esempio, della bestiale violenza che assume la contesa umana; e quell'altra ancora di una grandezza stravolta e tragica che ha in se la contesa, sbocco di vitalità e di energia, nobile e degradata nello stesso tempo. Perché il dramma più forte che intende dire la pittura di Daniele Masini non è quello dello scontra e dell'urto, ma quello della sua falsificazione e del suo equivoca. Quello di gente divisa dalle forme, simile nella sostanza... Dal catalogo della mostra alla galleria Melozzo di Forlì ,aprile 1983 Rosanna Ricci
"...) Avvicinarsi alle opere di Daniele Masini non è certamente una Operazione facile se si considera che esse sono così ricche e complesse da scoraggiare un visitatore poco attento. Innanzi tutto l'assetto formale: dire che è raffinato, preciso, che scorre ai limiti di un rigore ineccepibile, che manifesta una maturità pittorica inequivocabile, è fin troppa scontato. Nell'arte di Masini concorrono cultura, genialità ed estrema cura del prodotto. I riferimenti classici (se proprio si ha l'intenzione di cercarli) sono innumerevoli: dal Rinascimento al Barocco, al Novecento, tutta la raffinata cultura di Masini interviene nelle sue Opere, intelligentemente filtrata da una personalità che non ha bisogno di modelli a cui ispirarsi, ma su cui eventualmente confrontarsi "Il Resto del Carlino 20 aprile /983, Forlì
Enzo Di Martino
"(...) Certo questi combattimenti, queste armature, questi occhi monocoli ed inquietanti, questi cavalli bardati di ferro, hanno anche valore
metaforico e forse simbolico. Masini fronteggia questi eventi visivi con la sapienza di un antica maestro perché forse questa è il solo mezzo di difesa che egli possiede contro aggressioni clic sono certo anche di natura emotiva. Ci si accorge d'un tratta, allora, che queste immagini ci appartengono più di quanto si possa ritenere a prima vista e tale rispecchiamento è un risultato che conferisce ai lavori di Masini le cannotazioni dell'arte: quella misteriosa apparizione. cioè. che si nasconde dentro il terrena accidentata della coscienza di ciascuno di noi... Dal catalogo della mostra alla galleria PlusArt, Mestre maggio 1983
Franco Solmi
"...) L'impatto con le grandi tele di Daniele Masini, dense di rimandi colti, di metafore, di paradossi figurali spinti alla efferatezza del Grand Guignul. non suggerisce drammi o sconvolgimenti nello spettatore che non vada già per conto suo a caccia d'incubi. La prima impressione che ne ho avuta è stata. anzi, di ferma solennità. e di lontanante vertigine costruttiva: quasi che l'araldica un po' sconnessa d'un artiglio antico si fosse all'improvvisa dilatata negli spazi d'un enorme decoro a fresco. a nelle trame corrugate d'un arazzo annerito dai secoli. San cose moderne, non v'è dubbio. e si sente battere, al fondo, l'ultimissima stagione dei simboli. Ma tutto. anche l'irritato turgore del fantastico - surreale caro agli amanti di grasse miscele alchemiche, finisce per stemperarsi in una memoria d'antico, aulica nella sostanza e nella forma... E proprio la sapienza della composizione, quella implacabile ragion spaziale che presiede alle grandi opere di Masini, a suggerire incanti e armonie anche laddove s'arrotano carni, luci e metalli a s'ingufiscono mezzi volti e barbe lebbrose. È la limpidezza degli antichi bestiari e delle pagine di coloratissimi malefizi. insomma, che ritorna nelle 'oscure circostanze' e nelle 'situazioni' che il pittore forlivese ci propone come metafore senza vero segreto e, vorrei dire, senza dramma... La trama della scrittura di Masini è raffinata anche quando è potente. distesa anche quando la tensione/non il dramma) è portata al massimo da questo lettore innamorato di Piero, Paolo Uccello e Caravaggio impastati nel gran crogiolo dei secoli d'ora della pittura spagnola: fino a Goya, naturalmente, Pittura colta, quindi, quella di Masini, e misuratissima... Dal catalogo della mostra al centro di attività visive , Palazzo dei Diamanti, Ferrara, ottobre 1983
Giovanni Amodio
"(...) Nel clima di medioevo prossima venturo a cui il cinema ci va abituando con varie salse alla Conan, l'operazione di un artista straordinario come Masini si inserisce come puntualizzazione di una tensione seria nella indagine sull'uomo contemporanea e futuribile, che la barbarie la vive come emblema interiore, più che come ipotesi di 'genere' più o meno affascinante nel suo aspetto mitica e nella sua tesi di negatività. Il mastro e la corazza che avvolge l'uomo centauro di guerra, nella loro macchinosa e metallica fusione, scoprono la fissità umana di allucinanti sguardi interrogativi, che la pittura di Masini rende affascinanti per la maestria tecnica e la elegante matericità delle cromie." Dal catalogo della mostra ad Expo-Arte, "Meridiano Sud", Bari, 5 aprile /983
Angelo Andreotti
"(...)Ricordo ancora con precisione di essermi trovato di fronte a quelle tele, anzi, dentro quegli spazi. La 'ratio', stranamente muta fino ad ora, interviene suggerendomi che l'impressione di 'stare dentro' il quadro è dovuta alla grandezza delle tele.... Ma è una spiegazione irrazionale, perché altre volte mi sono trovato di fronte a quadri grandi, anche più grandi, senza per questa esserci trascinato dentro. E nel pensare alle immagini di Masini per focalizzare quanto appena scritto, rimango di nuova colpito dalla carica espressiva di quei voIti... Dal catalogo della mostra al Centro Attività Visive, Palazzo dei Diamanti, Ferrara,novembre 1983
Franco Camporesi
"(...) Si può riscontrare in Masini l'ammirazione per l'arte rinascimentale, per i fondi scuri e un po' tetri dei maestri spagnoli, ma anche per i simboli alchemici e la stregoneria medievale (ne è una spia la criptica sigla con cui Masini firma le sue opere). Ma si tratta sempre di una ammirazione per la sapiente strutturazione spaziale, per la scenografia dei panneggi, nella dichiarata volontà e voluttà di esprimersi nelle grandi dimensioni, con un evidente gusto per il virtuosismo esecutivo". "il Pensiero Romagnolo", Ferrara, 3dicembre 1983
Franco Solmi
"(...)Io credo che questo artista, così intento a trarre conclusioni personali dalla frequentazione dei grandi del passato e dalle suggestioni dei maestri dell'avanguardia storica, risponda a suo moda all'esigenza che ha la pittura di oggi di trovar radici salde in se stessa, nella propria specifica vicenda, dopo le convulsioni e gli azzeramenti che hanno accompagnato la fortuna del concettuale fino alla dichiarazione esplicita di morte dell'arte. Si può quindi genericamente affermare che Daniele Masini si riconduce alla prassi instaurata del pensiero postmoderno, rifuggendo però dalla artificiosa felicità e dal libertarismo indifferente che sembrano oggi dominare il campo e che san coltivati, con accenti più o meno capziosi, sia dalla italiana Transavanguardia, sia dai Nuovi Selvaggi tedeschi, sia, infine, dalla montante ondata dei Graffitisti newyorkesi. Le contaminazioni e le irregolarità di Daniele Masini sano elementi ben controllati dell'immagine, che non deborda e non si fa ridondante oltre i limiti segnati dai grandi maestri di tradizione antica e moderna. Ai nomi già fatti di Paolo Uccello e di Piero della Francesca, si possono magari aggiungere quelli di Giulia Romana e dell'Arcimboldo e alla citazione di Bosch e dei fiamminghi possiamo affiancare la memoria degli incupiti simbolisti a dei più arrabbiati eredi di quella sorta di parapsicologia culturale che ha i suoi numi altissimi in Rimbaud e in Jarry...". Dal catalogo della mostra all'Istituto Italiano di Cultura, Amsterdam, aprile1/984
Rosanna Ricci
"(...) Più volte abbiamo affermato che l'opera di Daniele Masini si presta a numerose chiavi di lettura ,tutte valide benché ognuna, in sé, riduttiva. La complessità del lavoro di Masini, infatti, investe non solo l 'ambito estetico con tutti i possibili riferimenti culturali, ma anche quella personale e simbolico, onirico e sociale. I personaggi paludati oppure fasciati da bende o da armature hanno raggiunta, attualmente, un rigore ed una compostezza che potremmo definire classici. Non vi sono più atmosfere cupe e dilatate, ma spazi definiti; archi e colonne costringano le figure senza però impedire a qualche elemento (zoccolo di cavallo, piede umano, tessuto) di debordare dalla struttura architettonica. La situazione di incubo che imprigiona le figure e ne esalta l'ambiguità, in queste ultime opere appare più composta e rasserenata... Nell'arte di Masini non v'è ,nulla di artificioso o di improvvisata. Ogni pennellata è controllata, la scenografia calcolata, le luci e il calore dosati al punta da non permettere incertezze. Molti sono gli artisti del passato studiati con mente attenta da Daniele Masini: Piero della Francesca, Paolo Uccello, Caravaggio, Goya... Ne deriva una pittura colta in cui, tuttavia, la lezione dei grandi pittori viene mediata da una immaginazione che non ignora l'allucinata mondo del fantastico." "Il Resto del Carlino", Forlì, 16 gennaio /985
Giancarlo Pauletto
"(...)Masini è affascinato dalla 'spazio' pordenoniano, e dal suo "espressiomsmo" . con sicura impaginazione e forte effetto spettacolare - ma anche questo entra benissimo nel conto del Pordenone - egli imposta due grandi pale nelle quali la citazione, evidentissima e travisatissima, serve ad una convincente rilettura dell'artista cinquecentesca, dove si apprezzano sia la impegnata pertinenza al tema sia una capacità pittorica che non trova facili riscontri...". "Il Momento", Pordenone ',ottobre 1984
Franco Camporesi
"(...) In queste ultime grandi tele ha collocato le proprie figure fra colonnati fastosi in una prospettiva centrale, introdotta con più decisione grazie alla recente rivisitazione dell'opera del cinquecentesco maestro Giovanni Antonio da Pordenone. La nuova cornice architettonica dà al colore un maggiore spazio e protagonista, ridimensionando l'aggressività dei personaggi che qui sembrano visti con occhio più distaccato e autoironico dallo stesso autore. C'è una maggiore serenità anche negli sfondi, nei quali ai cupi toni marroni si è sostituita un azzurro olimpico', degno delle scene di estasi religiosa del barocco o della impassibilità della pittura metafisica, come suggerisce Franco Salmi nella sua introduzione al catalogo. Masini è sempre stata affascinata dai panneggi e dai ricchi paludamenti della pittura rinascimentale (per questo, forse, è un 'anacronista' ante litteram), ma contemporaneamente in lui è preponderante il gusto surreale per l'orrido e per il terribile, dove l'ossessione per l'occultamento dei corpi cela una violenza autopunitiva dei personaggi...". "Il Pensiero Romagnolo", Farli, 19 gennaio 1985
Franco Solmi
"(...)La pittura di Masini ha rinunciato a molte delle ridondanze che la facevan maledetta e sta trovando il propria nucleo in un ordine mentale, quattrocentesco in prospettiva. E la componente mediterranea che sta prendendo il sopravvento e se per ora non si tratta che di una misura formale, io credo che indagando quest'ultima Masini finirà per attingere le fanti della serenità, se non della impassibilità, dei maestri della tradizione metafisica, ..Io creda infatti che Daniele Masini stia attraversando un periodo di crisi feconda, dimostrando quella capacità di rimettersi in discussione che è indice di una ricerca non ossificata su moduli determinati per sempre. Ciò non significa che un artista di rara potenza e di straordinaria virtù tecnica come Masini possa o debba procedere, come troppo spesso avviene ad altri, per adeguamenti di linguaggio e di poetica che non maturino direttamente nel lavoro. Una della più apprezzabili caratteristiche di questa artista è infatti quella di non lasciarsi andare all' improvvisazione, di non accogliere senza riflessione critica le sollecitazioni esterne che egli stessa, del resto, ricerca... Dal catalogo della mostra alla Galleria Melozzo, Forli, gennaio 1985
Andrea Brigliadori
"(...) Molte cose avevo nella mente
la sera che ridiscesi le scale della nuova casa studio, dopo aver visto i quadri che Daniele Masini avrebbe presentato a questa mostra, comincerò dalla più strana e stravagante: sento che alle costellazioni dello zodiaco manca un tredicesimo segna, un segno out, dispari, diverso e indivisibile, che sia tutti gli altri e nessuno, che comprenda nella sua fissità il mutamento degli altri, il generarsi del Leone dal Cancro, e dell'Ariete dai Pesci e così via, Il segno, non calcolato ma sempre possibile, della metamorfosi, La confidenza ironica e mistica degli antichi col divino e col naturale popolò il mondo di creature metamorfiche, Chiunque, credo, avrà sentita in quel tempo che poteva accadergli da un momento all'altro, di scoprirsi mutato in altro e vederlo accadere, Di metamorfosi son piene le favole, Dante ne ebbe visione privata in anteprima nella bolgia dei ladri. E in una mattina kafkiana Gregorio si svegliò insetto, Ma perché dico questo, a rischio anche di divagare? Perché quella sera, mentre mi faceva scorrere sotto gli occhi uno dopo l'altro i suoi quadri, Daniele sembrava fisso a un punto solo: che io cogliessi nella sua sequenza pittorica il segno della metamorfosi, e che mi fosse chiaro che in quella trentina di tele tutte datate ottantasei, dopo un anno e più di tela bianca e di pennello asciutto, c'era il racconto di una storia, la storia, appunto, della sua metamorfosi, Ora, io i segni di quel mutamento li decifravo tutto intorno a me.,. Dal catalogo della mostra alla Galleria Voltone della Molinella, Faenza, dicembre 1986
Franco Solmi
(...) Daniele Masini ha assunto ben poco dal surrealismo e sarebbe forse un errore attribuire la sua visionarietà da secentista sta maledetto a una influenza del genere. L'orrido, il mostruoso, il gigantismo larvale, il gioco degli accumuli non sono certo prerogative della pittura del nostro secolo anche se essa, attraverso soprattutto il simbolismo d'ultima estrazione romantica, ha riscoperte queste categorie nella specie dell'incubo e del sogno. Masini s'affida ad altre fonti e il sostanziale alleggerimento della sua pittura, che da accensioni luciferine è trascorsa a più meditate e riflesse aggregazioni formali, dimostra che l'urto fantastico si è come rappresa nello specifico della pittura, fino a passare dalla violenza espressianistica a una sorta di colmo tonalismo. Più Rembrandt, insomma, che non i moderni maestri, Colpisce in Masini l'aggregazione incupita della materia cromatica, quella luce balenante dall'interno che sommuove l'immagine senza illuminarla. È la negazione della solarità mediterranea, La sua visionarietà è ora anche raccoglimento", Dal catalogo della mostra "I colti enigmi", Palazzo Lafranchi, Pisa, maggio 1987
Emilia Marasco
"(...) Il primo impatto con la pittura di Daniele Masini non è certamente facile, sono immediati stupore e sbigottimento dinanzi al fatto tecnico ed a quello iconografico: l'artista rivisita grandi stagioni della pittura, recupera grandi spazi pittorici, prospettive, ambientazioni - non è da dimenticare la sua formazione come scenografo -' recupera un modo di trattare l'olio senza mai incorrere nel troppo finito, anche quando definisce e connota esattamente, rigorosamente. E autentica emozione quella del fruitore che recepisce come la stile, il modo di fare arte di un pittore sia il risultato di una cultura, di una esperienza, di una disciplina, emozione perché se può anche esser vero che in arte è stato detto tutto, è purtroppo indiscutibile che pochi sanno utilizzare quanto è già stata fatto e detto per poter continuare a dire qualcosa in una dimensione nuova e moderna, I quadri di Masini impongono non soltanto un rapporto con il dato tecnico pittorico, ma anche l'impegno sul tema, significato delle immagini. Masini è artista e personaggio nel suo essere artista,,, "L 'avvisatore marittimo", Genova, 18 ottobre 1987
Germano Beringheli
"(...) Il mistero che si nasconde, jabésaniamente, col silenzio di una presenza che interroga l'indicibile, Jabés, appunto, il poeta ebraico che si ferma, talvolta, sul cammino delle sorgenti a interrogare i segni, l'universo dei suoi antenati, sembra emergere in filigrana dai 'Cavalieri della guerra' che erompono sulle tele di Daniele Masini, pittore forlivese il cui lavoro, esposto in apertura di stagione dalla galleria Giordano, esprime la appropriabilità dei classici attraverso una professionalità che, pur riferita ai modelli trionfali del passato- , è relativamente coinvalta dal contemporaneo. Una relatività che, al di là della pur affascinante prima impressione dovuta alla pienezza dei valori formali e alla suggestione di certe evidenti restituzioni colte, risente positivamente di una conquista caparbiamente perseguita: dire con la pienezza dei valori visivi e tattili l'evocazione risanante di un clima, quello della nostra epoca, che attraversi ama in ansia, che ci coinvolge con te sue incursioni esterne ed interne. Immagini sono, le sue, paraboliche e metaforiche della condizione, dunque, allegoriche di una stato di disagio sotterraneo e riflessive sul significato della vita dell'uomo. Il che potrebbe anche apparire retorico e, forse, letteraria, se l'intensità espressiva non fosse del tutta affidata ad una sorta di aristocratica violenza, paradossalmente alla violenza della bellezza essenziale perseguita da quadro a quadro, da disegno a disegno con grande caparbietà...". "il Lavoro" Genova, 4 ottobre 1987
Miriam Cristaldi
"(...) Il lavoro di Daniele Masini si inserisce in quel filone di 'pittura colta' dove esiste il piacere del dipingere che riserva un'esclusiva attenzione all'aspetto figurale, ricco di passaggi chiaroscurali e di qualche accensione luministica visibile nei rossi o negli azzurri delle armature. Il mondo che l'artista propone è quello di figure umane che perdona quasi del tutto le loro sembianze per assumere pseudomorfalogie preistoriche o futuribili nel significato di una passata o di una prossima mutazione genetica. Perciò i volti resi senza naso né bacca, gravemente mutilati e con enormi occhi azzurri, acquistano, in alcuni casi, un becco, trasformandosi in strani uccelli e assumano casi accenni surrealistici. I suoi personaggi, avvolti in strane armature medievali a spaziali, affollano la scena invadendo la spazio. Solo alcuni squarci prospettici indicano profondità d' ambienti esterni. La presenza ditemi mitici incrementa di contenuti classici i significati letterari esistenti nei quali manca il dramma incombente ma è invece evidenziata una sorta di dimessa accettazione del disagio del vivere odierno". "Il Giornale", Genova, 24 ottobre 1987
Paolo Giansiracusa
"(...)Masini modella i corpi con energia, affrontando il supporto telare e la materia pittorica con tutta il suo essere, con le mani e con la testa, ora spingendo ora avanzando le masse del sua immaginaria. Non c'è quiete nel suo mondo pittorica. Tutta, come all'interna delle viscere di un vulcano minacciosa, sembra in ebollizione. Le campiture dell'aria e della luce si legano alla materia dei corpi e questa si scioglie nel seno della grande madre, alla stesso tempo dalle acque vaporose emergono creature in formazione protese verso l'arco del cielo alla ricerca della vita che anima la materia". Da catalogo della mostra alla Galleria Melozzo, Forli, 20gennaio /991
Everardo Dalla Noce
"(...)L'arte ha il suo linguaggio ricco di sollecitazioni, così che il percorsa intrapresa da Masini ha necessariamente nuove regale tendenti - e già la vediamo - ad una autonomia linguistica di grande interesse. Nessuna ama anticipare tempi e cose perché anticipazioni e divinaziani hanno spazio molte volte effimero, comunque nella tela dell'artista di Romagna ha colta sensazioni di piacevole archeologia. Come, per esempio, certi toni bruni con spazi verdi negli spigoli compositivi, certi rossi e mitigati gialli che nella somma possono ricordare maturazioni metafisiche appena prima degli anni Venti, anche se qui il calore è più denso, più forte, più marcato nella sinfonia degli accordi e delle assonanze. Certa. I suoi moduli contemplativi hanno, di volta in volta, intenzioni simbolistiche, ma è l'antica volontà, il prorompente desiderio di cogliere, di là delle apparenze, un allusivo significato d' interpretazione, che lo sospinge". Dal catalogo della mostra alla Galleria Melozzo, Forli, marzo /989
Mario De Micheli
"(...) Era giusto comunque che, fra tutti gli invitati a questa rassegna, figurasse anche un pittore di Forli. È Daniele Masini, come ho già anticipato, un artista che solo da poca ha varcato il quarantesima anno d'età. Ma, ciò che conta, è il fatto ch'egli non è stato invitato semplicemente per la sua nascita forlivese. Egli corrisponde appieno alle esigenze che la mostra richiedeva. E vi corrisponde drammaticamente, con tutte le carte in regola. Prospettive alterate, spazi deformanti, stanze inclinate: nelle sue opere le risorse di Melozzo sono dovunque presenti. L'immaginazione però è massiccia, di un barocchismo esaltato. Il sua personaggio dominante fa pensare ad un Icaro alato o al Principe delle tenebre di Miltoniana memoria, inesorabilmente condannato da Dio. È l'ultima Masini, il più carico di presagi". Dal catalogo della mostra "Spazialità e Immagine artisti contemporanei per Melozzo da Forlì", Forli, Palazzo Albertini, ottobre /984
Raffaele De Grada
"(...)Un' artista che ci può ricordare il segno e il mondo di Belmer (ma non quello erotico)e, per star più vicini, certi "crocifissi" laici di Ruffini, che hanno certo un potere di suggestione molta rilevante. Masini ha però un suo modo autentica che parte dal dialogo per una lettura troppo semplice ed insignificante del reale. Questi suoi "crocifissi", contornati da spine e cespugli, per i quali Masini chiede il soccorso di materie come la cementite, quando la tempera e la china più non gli bastano, sano creazioni originali, qualcosa di più dell' interpretazione della tragedia cristiana fatta secondo una maniera moderna e riportano invece alla utilizzazione dei contributi dell'arte moderna per guardare nuovamente l'umanità nella sua storia di sempre. Dal catalogo della mostra- Pittura Forlivese
Giordano Viroli
Il cammino dell'arte Forlivese prosegue con la figura di un artista isolato Daniele Masini. Le prime opere di cui si ha memoria sono dipinti con tematiche potentemente orride, come Reliquia del 1973, immagine grondante da uncini sospesi dove il taglio incombente si viene formando in una frontalità significante ed allusiva di simbolismo cristologico che mostra una parentela fra le più bizzarre con gli archetipi di Bacon. In seguito, e soprattutto negli anni 80. i dipinti di Masini - assai scuri , metallici, ferruginosi - vengono a comporre una galleria di personaggi descritti con forme più zoomorfe che umane, atteggiati a un torbido manierismo declamatorio di gesti antichi e dimostrativi. Le figure, di dimensioni preponderanti rispetto al contesto in cui agiscono, sono evidenziate da un fitto e insistito ramage grafico che delinea membra alienate, strette in corazze segnate da noduli e scavi continuamente sovrapponentesi. Più di recente, a partire dagli anni Novanta , L' attenzione dell' artista, sempre dedito ad invenzioni d' ordine fantastico o peregrino, si muove su un itinerario di certezze descrittive; L' immagine diviene impresa volante e ronzante, fornita di attributi fisici Più leggibili nella loro qualità; anche il colore ha una sua vibrazione inusitata, lontana dalle tonalità di bitume e nerofumo delle opere precedenti.
Dal catalogo Pittura in Romagna aspetti e figure del 900 Romagnolo

Queste sono solo alcune delle critiche per una più profonda analisi visitare il sito masinidaniele.com

Il mio  percorso artistico raccoglie numerosi cicli pittorici scaglionati negli anni tre foto non possono comprendere tutte le fasi e raccogliere le attività svolte per un maggiore approfondimento prendere visione del sito sopra indicato.
Nel mio archivio raccolgo cira 4000 opere tra tele, oli su carta disegni, incisioni teli dipinti ecc....


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