Francesco Cucci nasce nel 1948, nella penisola salentina, la cui intensa luce, gli odori, e i sapori arcaici non lo lasciano indifferente come i variegati sedimenti arenari, le pietre e le terre multicolori. Infatti egli li adopera come materiale di lavoro.
Inizia la sua formazione artistica prima a Lecce e Bari, dopo a Milano e Varese.
Consegue i diplomi in Maestro d’Arte e Disegnatore di Architettura e Arredamento.
A Bari inizia a lavorare presso lo studio di architettura “Matranga”. A Milano frequenta il Politecnico di Architettura ed espone i suoi lavori in una personale. A Varese insegna presso il Liceo Artistico Statale. Contemporaneamente presta la sua opera come designer a Lugano (CH) nello studio di architettura internazionale IFF di Hennig Korch. Collabora con il Centro di Ricerca sull’Arte Contemporanea dell’Università dell’Insubria. Suoi sono il marchio C.R.I.S.A.C. e l’installazione aerea in Rettorato.
Le sue opere sono presenti in numerose strutture pubbliche e private sia in Italia che all’estero.
Attualmente vive a Varese.
Per la comprensione della sua arte, è opportuno delineare la descrizione dei suoi lavori suddividendoli in cinque componenti fra di loro interconnessi: la storia, la geometria, la vettorialità, la materia e il sentimento.
“La storia” intesa un processo di trasformazione e sviluppo di uomini, territori e oggetti, dalla morfologia dei terreni, gli insediamenti urbani e le infrastrutture, agli sviluppi economici e produttivi, dagli assi viari e i primi strumenti/oggetti, ai modi di sopravvivenza dell’uomo e la sua espansione.
“La geometria” come metodo che indaga, misura, orienta spazi, volumi, trasforma, stabilisce nuove relazioni e destinazioni d’uso utilizzando nuove tecnologie. Emergono, di conseguenza, approcci e posizionamenti diversi fatti di simmetrie, asimmetrie, strumenti di ricerca di una “geometria esplorativa” nei quali rintracciare segni, punti di riflessione che conducono l’artista verso strutture nuove, attraverso maglie organizzative che, intersecandosi, formano traiettorie, nodi, multipli, sottomultipli e moduli.
Assemblaggi sempre più complessi, generatori di spazi interattivi, fatti di vettorialità e trasmigrazioni, stimolatori percettivi di indubbia rilevanza e funzionalità di nuove scoperte estetico-percettive.
Strutture tridimensionali, prevalentemente quadrangolari, costituite da volumi pieni e vuoti, da superfici colorate. Tutto accade in un campo definito “fenomenologico” che mostra esempi anamorfici e metamorfici. I buchi e gli spazi sono un invito per l’osservatore a immaginare la conformazione di attraversamento delle opere per meglio viverle e nelle quali immergersi. Questo atto “appercettivo” permette di scoprire le strutture che governano l’architettura del suo lavoro iniziato nel 2010 con il titolo” Teatri della memoria”.
Nel tempo, queste opere hanno trovato un continuo e costante processo evolutivo nei contenuti e nelle forme, paragonabili a ciò che accade spesso nel processo costruttivo di un edificio quando, pur rimanendo entro lo stesso volume oppure espandendosi per assimilazione, viene destinato ad altre funzioni e significati.
Tutto è mutabile e soggetto a revisioni di forme e funzioni relative ai contenuti che si innestano e si susseguono definendosi come varianti in corso, tipiche di un’opera aperta.
“La vettorialità” permette all’artista di introdurci in più ambiti di pensiero il cui simbolo è rappresentato dalla X, forze centripete e centrifughe fisico/materiali e ideali, mutamenti da statici a dinamici, intenzionalità tese a modificare lo status quo. Egli fornisce così la chiave di lettura di questo approdo personale d’impegno civile e sociale che lo hanno sempre contraddistinto. Alcune di queste opere si presentano come descritte di seguito: parallelepipedi di legno aventi basi rettangolari e facciate frontali quadrate dove lo spazio è ingabbiato e trattenuto; strutture di grezzi listelli di legno, che si contrappongono in traiettorie e piani diversi; installazioni architettoniche dalle composizioni quasi incorporee che poggiano senza peso e sembrano fatte di aria e di luce. I moduli, assemblati verticalmente, formano dei totem, altre volte invece, quando si sviluppano orizzontalmente, dei dittici o trittici.
“La materia” è costituita da elementi molto leggeri che contraddistinguono e sostanziano i suoi lavori, installazioni di forma compiuta attinenti al concetto di povertà e precarietà come la nostra esistenza, simbolo della instabile contemporaneità alla quale si oppone una sorprendente tecnologia sempre più avanzata, problematica e difficile da gestire e governare a causa di ritmi sempre più incessanti. Nelle sue opere, si uniscono, quindi, componenti arcaici come i legni, le terre e le pietre colorate salentine, il sale marino, elementi tecnologici come tubi in led luminosi, pannelli colorati in polipropilene alveolare, retine e tessuti di varie nature, vetri e carte sintetici, in aggiunta a materiali multimediali.
“Il sentimento” lo induce a ritenere le sue opere pensieri, appunti, storie del suo tempo in cui l’arte ha trovato spazi di pace e libertà che gli hanno reso possibile di esprimersi in tutte le sue manifestazioni, permettendogli di cogliere i tratti storici più qualificanti. È un artista nutrito di letture e riflessioni sui più rappresentativi uomini di cultura contemporanei, le cui tematiche e visioni ha condiviso, studiosi distintisi nei vari settori*: storico, antropologico, filosofico, psicologico, neuroscientifico, plastico-visivo, letterario, musicale, teatrale e coreutico.
*Nota di approfondimento: Hanno contribuito alla sua formazione pensatori e artisti di rilievo che si sono contraddistinti negli specifici ambiti: antropologico E. De Martino, S. Freud, storico P. Matvejevic, filosofico J. Derrida, psicologico G. Kanizsa, neuroscientifico E. R. Kandel, A. Savino e O. De Clemente, architettonico G. Terragni, Le Corbusier, G. Michelucci, T. Ando, P. Eisenman, Z. Hadid, designer B. Munari, R. Blumer, arti plastico-visive P. Picasso, L. Fontana, G. Uncini, A. Burri, R. Serra, M. Morandini, letterario I. Calvino, G. Vattimo, musicali F. De André, L. Dalla dal quale ha tratto l’opera coltello per il taglio dell’anima, F. Battiato dal quale ha tratto la serie di opere “Fossili”. teatrale B. Brecht C. Bene, A. Artaud, dal quale ha tratto la serie di opere “I teatri della Memoria” R. Castellucci coreutico F. Gehry, P.Bausch.